La cassetta di questa settimana (qui la storia della cassetta) è piena di meraviglie che si esauriscono presto, visto le due cene in programma, prima dell’ultimo dpcm, e comunque con meno di 4 persone in totale.
Per la prima cena, decido di giocarmela sul sicuro, utilizzando materie prime che già conosco abbastanza bene.
Per la seconda mi rimangono solo i mezzi ignoti, tra cui troneggiano due enormi barbabietole.
Avrei potuto metterle da parte e usare qualcos’altro, ma in questo caso dove sarebbe stato il divertimento?
Così ho aperto il buon Google e ho chiesto: ricette con barbabietole. Tra i tanti risultati, una paio di ricette di gnocchi hanno attirato la mia attenzione.
La mia relazione con gli gnocchi è di odio-amore, nel senso che ogni volta che ho la possibilità di farli non riesco a fare a meno di provarci, e immancabilmente sbaglio la consistenza dell’impasto. Complice anche il mio vizio a seguire “il giusto” le ricette, che se le seguissi pedissequamente magari il problema si risolverebbe. Ma sarebbe troppo facile!
Senza pensare al molto probabile fallimento, decido per gli gnocchi di barbabietole e inizio la procedura pesando i vari ingredienti: patate e, appunto, barbabietole.
Il problema è che la ricetta mi da il peso delle barbabietole cotte, quindi mi faccio un appunto mentale che dice: “ricordati di pesarle una volta lessate”, sperando di ricordarmelo. Cosa che ovviamente non è avvenuta.
Faccio bollire in una bella pentola patate e barbabietole insieme, visto che tanto andranno mischiate alla fine e non vedo il motivo per bollirle separatamente.

L’acqua si tinge immediatamente dell’incredibile colore sanguigno delle barbabietole, che immancabilmente macchia tutto quello che tocca e fa sembrare la cucina una scena del crimine.
Una volta cotto tutto, scolo l’acqua e mischio le patate schiacciate con le barbabietole frullate, ottenendo un bel miscuglio viola.
A questo punto, quando i due ingredienti sono perfettamente amalgamati, mi rendo conto di non aver pesato le barbabietole. Te pareva…

Aggiungo un uovo, noce moscata e pepe, e la quantità di farina indicata nella ricetta, anche se vedo già che il composto è troppo umido perché basti.
Difatti sono costretta ad aggiungere farina ad libitum, finché non decido di fermarmi per evitare che invece che gnocchi vengano fuori dei sassi.
L’impasto è ancora troppo umido per fare il classico serpentone da tagliare a tocchetti, quindi decido per le palline, che con l’aiuto di quintali di farina sulle mani, riesco a comporre senza troppe difficoltà.
Ovviamente li faccio troppo grossi e soprattutto in numero quasi triplo del necessario, ma ormai l’impasto è fatto, che avrei dovuto fare? Di farlo avanzare non se ne parla e di sfare le pallette per rifarle più piccole nemmeno.

Sicuramente non saranno comodi da mangiare per via della loro dimensione, ma devo dire che il colore è affascinante.
A questo punto, è il momento di capire se la cottura li renderà mangiabili o saranno troppo duri. Per fortuna passano il test, risultando enormi ma morbidi, e conditi con salvia e speck riescono addirittura a farmi fare una buona figura.

Vademecum per la prossima volta: dimensioni nettamente minori e SEGUIRE LA RICETTA, perdiana!
